Dopo oltre trent'anni dalla leggendaria mostra monografica allestita dal direttore Werner Hofmann in occasione del secondo centenario della nascita, è sempre la Kunsthalle di Amburgo – che possiede ventinove dei trentacinque dipinti esistenti – a dedicare al genio romantico di Philipp Otto Runge quest'altrettanto straordinaria rassegna, aperta per commemorare il bicentenario della morte.
La presenza – insieme a tutta l'opera pittorica – di oltre duecento disegni e cinquanta silhouette ne fa la mostra più completa mai dedicata a un personaggio che, in una breve e intensa esistenza consumatasi in soli 33 anni, ha espresso una delle svolte più originali dell'intera storia dell'arte.
Nono degli undici figli di un ricco commerciante e armatore della Pomerania, Runge dovette distinguersi per una sovraeccitata sensibilità dovuta anche alla salute cagionevole. A dodici anni, dopo una convalescenza di due mesi per il morso di un cane, contrasse la tubercolosi che lo porterà alla morte prematura. Nonostante ciò riuscì non solo a portare a termine gli studi conquistando un bagaglio culturale impressionante, ma – nelle pause della malattia – iniziò a disegnare e a ritagliare figurine da giornali e libri illustrati che poi incollava in un estroso gioco di fantasia e combinazione. Il trasferimento nel 1795 ad Amburgo presso il fratello maggiore Daniel per far pratica presso una compagnia di navigazione e dunque seguire le tradizioni familiari si rivelò estremamente stimolante sul fronte intellettuale. Qui – aiutato economicamente da Daniel – poté coltivare la sua irrefrenabile vocazione per l'arte, che Philipp nel 1798 attribuì a un'illuminazione divina.
Ottenuto il consenso paterno, nel 1799 si iscrisse all'Accademia di Copenaghen, allora all'avanguardia nella diffusione della nuova cultura neoclassica. Ma era un ambiente che – con le sue regole e certezze – apparve subito estraneo alla impressionante ambizione del giovane di creare con un'arte nuova, una nuova religione e addirittura una nuova visione del mondo. Il titolo della mostra «Runge Cosmos» rende bene quest'ansia di nuovo, condivisa con artisti altrettanto irregolari e straordinari come Blake e l'amico Friedrich, che si rifiutarono di compiere il canonico viaggio in Italia, alla ricerca delle antichità e del bello ideale.
domenica 23 gennaio 2011
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